lunedì 31 ottobre 2016

Un documento sul colore tronco

In questo post riporto un documento, più precisamente un sito internet, in cui il tema centrale sono le tecniche di pittura acrilica di un albero e dunque il colore tronco di cui ci si serve per elaborare queste opere.

Questa è la parte di testo che interessa la mia trattazione:
"Per dipingere alberi frondosi, è innanzitutto necessario concentrarsi sulla stagione in cui si vuole ambientare la pittura. Primavera e estate significa che gli alberi sono vestiti di varietà di verde. L'autunno si serve per la riproduzione di rossi, arancio e ori. Una volta che i colori sono scelti, iniziare con una spazzola rotonda. Immergere il pennello nel colore tronco. Iniziare dalla parte inferiore dell'albero e utilizzare un tratto ascendente. Ruotare il pennello mentre si dipinge così il tronco dell'albero finisce su un punto. Cambiare con un pennello piatto e immergerlo in un colore di foglia. Utilizzare brevi tocchi per posizionare il colore sulla tela per creare gruppi di foglie. Foglie che sono più vicine a voi saranno di un colore più chiaro rispetto alle foglie più lontane."

Il testo è tratto da questo sito, scritto da Sandon il 23/11/2015.

sabato 29 ottobre 2016

Emblema del colore tronco

Per simboleggiare il colore protagonista di questo blog ho scelto la seguente immagine



Si può notare che non si tratta di un semplice tronco d'albero come molti potrebbero ritenere a primo impatto. Questa immagine raffigura, secondo la mia opinione, il significato più profondo che il colore tronco porta con sé: è un ritorno alla terra, un'invito all'umiltà e al rispetto reciproco tra individui. Non a caso il tronco è la parte dell'albero che fa da tramite tra le radici, ferme e salde al terreno, e le foglie che si stagliano verso il cielo.

venerdì 28 ottobre 2016

Abbecedario del colore tronco

A come "Albero"
B come "Busto"
C come "Consistenza"
D come "Durevolezza"
E come "Eternità"
F come "Foresta"
G come "Grave"
H come "Habitat"
I come "Isola"
L come "Liquirizia"
M come "Manioca"
N come "Nave"
O come "Oscurità"
P come "Picchio"
Q come "Qualità"
R come "Radici"
S come "Sfumatura"
T come "Tronco"
U come "Uccelli"
V come "Varietà"
Z come  "Zappa" 

martedì 25 ottobre 2016

Detti popolari sul tronco

Il colore torna in ogni aspetto della nostra esistenza, si può trovare in qualunque forma di cultura, partendo dall'arte, e arrivando alla musica, alla scienza, alla storia, alla religione, e, perché no, anche agli aforismi, ai detti popolari e ai proverbi, tutte quelle conoscenze popolari che si basano su pregiudizi o modi di dire che sono diventati una parte del nostro modo di vedere le cose.

Poiché il colore tronco, così poco utilizzato nella sua sfumatura, non trova posto tra le forme di cultura appena citate, ho deciso di allargare il raggio di azione alla realtà materiale che esso rappresenta e che in qualche modo è portatrice di tale colore.
Vi riporto, dunque di seguito, alcuni dei detti, aforismi e delle credenze che si sono create attorno al tronco.

"La mela non cade mai lontana dall'albero".

"Chi pianterà un alberello di noce, avrà una lunga vita e morirà soltanto quando il tronco avrà raggiunto una circonferenza pari a quella della sua cintura".

"L'albero non è un seme, poi uno stelo, poi un tronco flessibile, poi legno morto. Non bisogna sezionarlo per conoscerlo. L'albero è questa forza che lentamente sposa il cielo". (Antoine de Saint-Exuperey)

E' molto interessante la credenza riguardo la cura dell’ernia. Si creava un arco arboreo sezionando un ramo o un tronco di quercia nel senso della lunghezza e tra questo si faceva passare l’ernioso, mentre due compari tenevano l’estremità dell’albero e recitavano un rosario. Successivamente il tronco veniva chiuso e la sorte di colui che era stato sottoposto al rito risultava legata a quella del vegetale. Per cui se l’albero o il ramo cicatrizzava, rigermogliava, la guarigione dell’ernia era assicurata. Le ragioni di questo culto di guarigione erano diverse. Si pensava che essendo l’ernia una rottura, bisognasse passare attraverso un’altra rottura per risanarla. Presso i Romani l’ernia era considerata una “ramificazione” dell’intestino.


Bole carpet

Il colore nei film: un aspetto che oggi diamo per scontato ma che si è rivelato, invece, una vera e propria conquista per la cinematografia. Fin dal momento in cui è diventato possibile utilizzarlo su pellicola, il colore è diventato infatti un elemento fondamentale del linguaggio cinematografico.
Se in una prima fase il cinema era in bianco e nero, la possibilità di avvalersi di una tavolozza infinita di sfumature ha aperto di fatto una nuova frontiera espressiva per i registi di tutto il mondo. Non semplice decoro estetico, il colore, se utilizzato in maniera espressiva, può infatti partecipare in maniera decisiva alla storia, aiutando a creare una particolare atmosfera e a sottolineare gli stati d’animo dei personaggi. D’altronde, non stupisce che i registi si siano aperti ad un mezzo espressivo di tale portata; basti infatti pensare che Georges Méliès (1861-1938), regista, attore e illusionista francese, universalmente riconosciuto come il padre degli effetti speciali, e considerato da molti critici come l'inventore della regia cinematografica in senso stretto, faceva colorare a mano pezzi di pellicola, intuendo le potenzialità della policromia.
Un’immagine cinematografica (detta anche “fotografia cinematografica”) è ciascuno dei fotogrammi che compongono un film: si differenzia dalla fotografia canonica perché è pensata per essere inserita nella successione dinamica delle immagini del film. Il responsabile della resa di queste immagini è il direttore della fotografia, un ruolo sottovalutato dal grande pubblico del cinema, ma che in realtà è una delle figure professionali più importanti di una troupe cinematografica, oltre ad essere molto spesso il collaboratore più stretto del regista: deve saper sposare conoscenze tecniche e doti artistiche e deve occuparsi, tra le altre cose, delle luci, dei movimenti della macchina da presa, della scelta dell’obiettivo, della messa a fuoco, dell’apertura del diaframma per l’esposizione e naturalmente anche dei colori.

Il colore tronco nei film è molto ricorrente, poiché quasi nella totalità dei lungometraggi si possono trovare ambientazioni di carattere naturale, con foreste, boschi, terreni aridi o paludosi, o cittadine con costruzioni in legno e altro ancora.

Vi riporto i seguenti link ai film, cosicché possiate leggerne la trama, e di fianco una foto per ciascuno con le scene in cui compare il colore tronco:












sabato 22 ottobre 2016

Studio scientifico del tronco

Per analizzare il colore tronco nella scienza, e più propriamente nella fisica, è necessario estendere il concetto, non considerandone solamente la natura cromatica, ma trattando soprattutto l'essenza materiale del tronco.

Proviamo dunque a dare una descrizione scientifica del tronco.
Esternamente, in giovane età, esso si presenta protetto da una sottilissima epidermide e dalla corteccia. Quando l'albero, crescendo, s'ingrossa, avviene uno stiramento dei tessuti e sia l'epidermide che la corteccia si lacerano. Per continuare a mantenere la protezione si generano nuovi tessuti, come il sughero, che formano la scorza del tronco. La scorza caratterizza per forma, colore e consistenza, le diverse specie arboree.
Internamente invece, vi sono i vasi conduttori che trasportano la linfa grezza in senso ascendente, e la linfa elaborata in senso discendente; gli elementi meccanici o fibre, che sostengono i vasi, grazie alla loro parete cellulare ispessita e ricca di sostanze particolari, come la lignina; gli elementi parenchimatici, di consistenza solida, che riempiono gli spazi lasciati liberi dagli altri elementi.
I vasi che portano la linfa dalle radici a tutte le parti della pianta sono sistemati nella parte più interna del tronco, detta xilema o legno propriamente detto. Le cellule dello xilema hanno la caratteristica generale di avere le pareti lignificate, cioè ricche di lignina.
I vasi che portano la linfa elaborata dalle foglie a tutte le altre parti della pianta sono invece localizzati in una fascia più esterna e sottile del tronco, detta floema o libro.
Libro e legno sono divisi da una zona ad anello, il cambio, che ha la funzione di produrre stagionalmente nuove cellule del legno verso il suo interno e nuove cellule del libro verso l'esterno. Si tratta di una funzione indispensabile per la vita della pianta, che ogni anno mette foglie nuove e deve creare il collegamento con le radici attraverso nuovi vasi conduttori.
I vasi dell'anno precedente perdono quasi completamente la loro funzione di conduzione con la caduta delle foglie e mantengono solo la funzione di sostegno, grazie agli elementi meccanici che li accompagnano.
Il tronco di un vecchio albero non è però un organo morto. Il legno vive perché tra le cellule dei vasi che smettono di trasportare linfa e muoiono, ci sono le cellule parenchimatiche o di riempimento, che restano vive molto più a lungo.
Il materiale legnoso del tronco presenta alcune importanti caratteristiche che l'uomo ha imparato a conoscere e a sfruttare dai tempi più antichi: è isolante, combustibile, durevole e resistente.

Dalla struttura anatomica del legno del tronco dipendono caratteristiche morfologiche, come le venature, le quali dipendono dalla particolare struttura a fibre che periodicamente l'albero rinnova e di cui resta traccia nei cerchi di accrescimento.
A questo proposito vorrei parlarvi della dendrocronologia, la scienza della datazione attraverso lo studio degli anelli di crescita degli alberi. Gli scienziati possono avvalersi della dendrocronologia per stabilire l’età di manufatti antichi, l’età di cattedrali ed edifici, eventi geomorfologici e per ricostruire le tendenze climatiche e l’evoluzione del territorio. Il primo ad intuire questa relazione tra eventi meteorologici e larghezza degli anelli di crescita fu Leonardo da Vinci.
Se si osserva un tronco tagliato perpendicolarmente al suo asse, si possono distinguere molti cerchi concentrici, che si susseguono con un colore alternativamente più chiaro e più scuro. Ogni anello rappresenta un ciclo vegetativo, che di solito, nei climi temperati come quello italiano, va dalla primavera all'estate. Gli anelli di crescita in un tronco non hanno tutti la stessa larghezza: si osservano serie di anelli stretti che si alternano a serie di anelli più larghi. Questa successione di anelli stretti e larghi è simile per tutti gli alberi che vivono nello stesso periodo in una determinata zona poichè riflette le condizioni ambientali dell’area. Per valutare l’età di un tronco basta contare gli anelli di accrescimento, cosa che sembra un esercizio semplice, ma numerose difficoltà insidiano il lavoro del dendrocronologo. Infatti non sempre il numero di anelli corrisponde esattamente agli anni della pianta, poichè in seguito a forti stress ambientali si può verificare una mancata attività del cambio e quindi si hanno anelli mancanti, anelli incompleti, o falsi anelli.



SITOGRAFIA:

mercoledì 19 ottobre 2016

Il colore tronco e il marrone nella musica

Cantanti, cantautori e compositori spesso si servono della potenza espressiva dei colori nei loro testi. 
Poiché il colore tronco è molto raro e spesso ci si riferisce ad esso attraverso il colore marrone, è difficile trovarne la presenza nei tesi delle canzoni.
Nonostante ciò, sono riuscito a trovare un canto, che contiene il colore tronco, dello Zecchino d'Oro intitolato "L'albero" di cui QUI puoi trovare il testo.
Data la somiglianza che c'è col colore marrone e l'abbondanza e la frequenza con cui quest'ultimo viene nominato e tirato in causa, ho deciso di approfondire la ricerca nella musica del colore marrone.
Numerevoli sono le canzoni che contengono il colore marrone, ma di seguito riporto le due più conosciute:
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Il mitico tronco

Nella mitologia la presenza del colore è indiscussa e spesso ne fa da padrone.
Esempio emblematico è il mito di Iris (in greco) o Iride (in latino), giovane dea dai piedi veloci come il vento che portava gli ordini celesti ad altri dèi o agli uomini. Benché sorella di quei mostri alati che erano le Arpie, creature con viso di donna e corpo d’uccello, Iris era rappresentata sotto le spoglie di una bella e giovane donna, fornita d’ali, vestita di abiti dai brillanti colori, e la sua testa era circondata da un alone di luce che filava attraverso il cielo. Si narra che scendesse sulla terra per portare i suoi messaggi camminando sull’arcobaleno, che segnava il suo percorso, e che potesse andare anche in fondo al mare e nelle profondità del mondo sotterraneo.  I poeti sostenevano che l’arcobaleno era la traccia dei suoi piedi quando scendeva dall’Olimpo verso la terra per portare un messaggio. A volte, il fenomeno celeste dell’arcobaleno viene definito "sciarpa d’Iride".
Con le seguenti parole Virgilio la descrive: “Iride rugiadosa con crocee penne, nel cielo traendo mille vari colori dal sole…”(Eneide, IV).
Per quanto riguarda il colore tronco nel mito, bisogna partire dal presupposto che un tempo le pianure europee erano ricoperte da fitti boschi. Infatti, Carlo V re di spagna era solito affermare che le foreste del suo regno erano talmente estese da permettere ad uno scoiattolo di attraversarlo, dalla Spagna all'Italia, semplicemente saltando di ramo in ramo. Questi luoghi, da sempre avvolti da un alone di mistero e sacralità, hanno ispirato innumerevoli miti e leggende aventi come protagonisti gli alberi.
Ad esempio, tra i celti i boschi di quercia erano sacri, tanto che i druidi celebravano i loro riti all'interno di querceti sacri. Come racconta Plinio il Vecchio: "I druidi non considerano niente di più sacro del vischio e dell'albero su cui esso cresce, purchè si tratti di un rovere (Quercus Petraea)". Ma chi sono i druidi? La parola ha un origine molto incerta, ma l'opinione più comune è che derivi dall'unione di due parole celtiche, "duir", che significa quercia, e "vir" che significa saggezza, perciò il senso complessivo sarebbe "coloro che sanno per mezzo della quercia". Plinio il Vecchio dà una prima etimologia della parola collegandola alla radice greca della parola quercia δρυς (drys).
Risultati immagini per erisittone e le ninfe delle querceProprio questa etimologia ci collega al mito di Erisittone e le ninfe delle querce. Si narra che Erisittone, dopo aver invaso con altri compagni il bosco di Dozio consacrato a Demetra, cominciò ad abbattere le querce, al fine di costruirsi una nuova sala per i banchetti. Ma nelle querce vivevano le amadriadi, ninfe custodi dell'albero sacro, le quali, ogniqualvolta un albero fosse in pericolo, lanciavano i loro lamenti minacciosi forieri di sventure per chiunque si avvicinasse senza il volere degli dei. Così, arrivò Demetra, la quale, assunte le sembianze di Nicippe sacerdotessa del bosco, cercò di dissuadere Erisittone dal suo intento. Erisittone non se ne curò minimamente continuando l'opera di distruzione e giungendo a minacciare la dea con un'ascia. A quel punto Demetra si mostrò all'uomo in tutta la sua grandezza e il suo splendore e lo condannò ad un'eternità in cui avrebbe sofferto la fame a prescindere da qualunque cibo e in qualunque quantità avesse mangiato.



Ritroviamo l'importanza e la capacità oracolare della quercia sacra nel mito degli Argonauti.
Risultati immagini per prua nave argoIn questo mito, Giasone e i suoi compagni intrapresero il viaggio verso il regno di Eete, per riconquistare il mitico vello d'oro appeso ai rami di una quercia sacra nella Colchide protetta da un drago. Per compiere il viaggio venne costruita, con l'aiuto della dea Atena, la nave più veloce mai esistita, Argò la rapida. La nave aveva il dono della parola poichè nella prua era incastonato del legno delle querce sacre di Dodona, città situata nell'Epiro. Una volta compiuta l'impresa, fu proprio la nave a suggerire a Giasone di recarsi dalla maga Circe, la quale avrebbe purificato i due peccatori, Giasone e Medea, dall'assasinio di Apsirto, fratello di Medea che cercava di trattenerla in patria.



SITOGRAFIA:

- Il tronco nel mito:

- Il mito di Iris:

martedì 11 ottobre 2016

Decriptare il colore tronco

Prima di analizzare le codifiche di classificazione del colore tronco, è bene capire cosa significano i vari codici e sigle che vengono usati per descrivere e distinguere i vari colori.
Poiché i colori possono essere percepiti differentemente a seconda degli individui e possono essere visualizzati diversamente a seconda delle periferiche utilizzate, la Commissione Internazionale dell'Illuminazione (CIE) ha definito degli standard che permettono di definire un colore indipendentemente dalle periferiche utilizzate. 
Di seguito vengono approfondite alcune codifiche:

  • Il modello RGB è un sistema di codici di colori internazionale le cui specifiche sono state definite dalla CIE nel 1931. RGB è un modello di colori additivo, ovvero un sistema che si basa su tre colori fondamentali (che non devono essere confusi con i colori primari) che sono il rosso, il verde ed il blu e da tre colori di tipo sottrattivo, il giallo, il colore magenta ed il ciano. RGB è l'acronimo di Red, Green e Blue, i nomi dei colori additivi in lingua inglese. Miscelando in varie proporzioni tali colori base è possibile ottenere tutto lo spettro dei colori percepibili dall'occhio umano. I colori RGB sono quell'insieme dei colori che possiamo vedere sullo schermo dei nostri monitor o televisori.
  • Il modello CMYK è un sistema di codici colori chiamato anche modello di quadricromia che si basa su quattro colori fondamentali: ciano (cyan), magenta (magenta), giallo (yellow), nero (key black). CMYK, come è possibile notare, è l'acronimo formato dalle prime lettere dei quattro colori. I sistemi di stampa che utilizzando il modello CMYK fanno uso della tecnologia "Computer to plate" chiamata anche tecnologia CTP. Con il CTP, con una lastra chiave (key plate) si allineano correttamente le lastre dei rimanenti colori, ovvero il ciano, il magenta ed il giallo. Non tutti i colori dello spettro visibile possono essere ottenuti con la quadricromia o sintesi sottrattiva. E quindi non tutti i colori RGB hanno un corrispondente nel modello CMYK
  • Il modello HSL è un sistema codificato con il quale è possibile definire dei colori attraverso tre parametri: colore, saturazione e valore o luminosità. HSL è l'acronimo delle parole inglesi Hue, Saturation e Lightness, tre parole che identificano uno specifico colore assegnando quindi tre dimensioni che descrivono matematicamente lo spazio o lo spettro dei colori. L'idea di utilizzare tali tre dimensioni scaturisce dall'esame di un modello classico per i colori, adottato spesso dagli artisti chiamato "modello di Munsell". Tale sistema di codici dei colori ha il vantaggio di identificare un certo colore con l'utilizzo di soli tre fattori numerici, è quindi un modello semplice da capire ed intuitivo. Il modello HSL ha trovato applicazioni in quasi tutti gli ambiti grafici ed informatici, per esempio viene utilizzato in programmi software di fotoritocco dove è possibile agire sui tre parametri per migliorare la qualità di una immagine.
  • Il modello colorimetrico xyY, elaborato dalla CIE nel 1931, rappresenta i colori secondo la loro cromaticità (assi x e y) e la loro luminanza (asse Y). Per usare questo modello, viene usato il diagramma di cromaticità, risultato di una trasformazione matematica basata sulla periferia dei colori puri, cioè l'irraggiamento monocromatico corrispondente ai colori dello spettro individuati dalla loro lunghezza d'onda. Questa modalità di rappresentazione puramente matematica non tiene conto dei fattori psicologici della percezione del colore dall'occhio umano, e dunque per rimediare alle lacune del modello xyY, la CIE elabora il modello colorimetrico CieLab.
  • Il modello CieLab individua uno specifico colore attraverso tre valori: L, la luminanza, espressa in percentuale (0 per il nero e 100 per il bianco); a e b due gamme di colori che vanno rispettivamente dal verde al rosso e dal blu al giallo con dei valori da -120 a +120. La modalità Lab copre così l'intero spettro visibile dall'occhio umano e lo rappresenta in modo uniforme. Esso permette quindi di descrivere l'insieme dei colori visibili indipendentemente da qualsiasi tecnologia grafica. In questo modo esso comprende la totalità dei colori RGB e CMYK, ragione per cui i software come PhotoShop usano questa modalità per passare da un modello di rappresentazione ad un altro.
  • Il modello CieLch individua uno specifico colore attraverso tre valori: L, la leggerezza, che va da 0 (nero) a 100 (bianco)c, Chroma o saturazione, che va da 0 completamente insaturo a 100 dove il colore si presenta "puro"; h, Hue angle o angolo della tinta, espresso in gradi tra 0° (rosso) e 360°, passando per 90° (giallo), 180° (verde), 270° (blu).
Inoltre ogni colore ha il proprio codice esadecimale. Per il colore tronco questo corrisponde a #79443b. I valori dei codici sopra descritti sono i seguenti:
Codice RGB (120, 68, 59);
Codice RGB % (47.5, 26.7, 23.1);
Codice CMYK % (0, 43.8, 51.2, 52.5);
Codice HSL (8.7°, 34.4 %, 35.3 %);
Codice xyY (0.439, 0.348, 8.516);
Codice CieLab (35.035, 21.764, 15.357);
Codice CieLch (35.035, 26.637, 35.207).
Il colore tronco può essere ottenuto mescolando il rosso chiaro (codice esadecimale #f28876) col nero (codice esadecimale #000000).
Poiché i browser girano su piattaforme differenti che interpretano in modo diverso i colori, sono stati introdotti dei "websafe colors", esattamente 216 tipi di colori che si vedono nello stesso modo indipendentemente dal browser nel quale sono visualizzati.  Il "websafe color" più vicino al colore tronco è quello identificato dalla codifica esadecimale con #663333 (very dark desatured red).

Di seguito i link dove trovare le informazioni in modo ancora più dettagliato: